Trieste e la sua provincia con circa 235.000 abitanti costituiscono una realtà pilota, precorritrice di fenomeni destinati a emergere sull’intero territorio nazionale. A fronte di una tendenza al calo progressivo del numero di abitanti, l’invecchiamento della popolazione ha provocato un profondo mutamento nella struttura demografica della città. L’incidenza percentuale della popolazione over 65 è sensibilmente cresciuta negli ultimi anni in tutta la regione Friuli-Venezia Giulia, ma a Trieste tale percentuale sfiora ormai il 30%. Al tempo stesso si registra un’elevata presenza di nuclei unipersonali, spesso composti da anziani soli (in particolare donne) e si evidenzia un cambiamento verso modelli familiari più instabili e reti sociali più frammentate.
Le problematiche descritte si acuiscono nelle aree cittadine nelle quali sono presenti elevate concentrazioni di alloggi di edilizia residenziale pubblica, con frequenti situazioni di isolamento e vulnerabilità economica sommate a rilevanti problematiche sociosanitarie (malattie croniche e invalidanti, perdita di autosufficienza). L’insieme dei fenomeni sopra richiamati pongono la complessità delle questioni relative ai determinanti sociali di salute come una delle priorità dell’agenda delle politiche socio-sanitarie, con evidente necessità di ripensare ai sistemi di organizzazione delle risposte dei servizi, nonché alle risorse da rendere disponibili.
Per questo negli anni si sono perseguite politiche di forte integrazione tra i servizi sanitari di competenza dell’ASL e i servizi sociali forniti dal Comune, verso la costruzione di una rete di servizi territoriali che interagiscono tra loro, con le istanze ospedaliere e con quelle sociali. Partendo dal presupposto che i bisogni sanitari possono presentarsi in qualunque momento – e che un’adeguata e risposta dei servizi territoriali è una valida alternativa al ricorso non appropriato al ricovero in ospedale – l’organizzazione territoriale dell’Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Trieste si articola in Distretti sanitari (ciascuno di riferimento per circa 60mila persone) che operano sulle 24 ore/365 giorni all’anno, coordinando un mix di risorse in stretta connessione con i Dipartimenti (Salute Mentale, Dipendenze, Prevenzione) e i servizi ospedalieri. Un lavoro orientato a passare progressivamente da un’erogazione di servizi e prestazioni a richiesta (visite, indagini diagnostiche, certificazioni ecc.) a una politica pro-attiva di salute territoriale.
Il programma Habitat-Microaree
Sin dalla fine degli anni ’90 l’evidenza dei fattori di rischio che caratterizzavano alcune aree della città aveva sollecitato gli Enti pubblici a stringere un accordo di collaborazione per intraprendere azioni congiunte e di ampio respiro, ponendo da subito l’enfasi, non abituale per la sanità, sul bisogno di migliorare la qualità delle condizioni abitative e di vita quotidiana dei residenti.
Promosso congiuntamente dall’Azienda sanitaria di Trieste (ASUITS), dai Comuni di Trieste e Muggia e dall’Azienda per l’Edilizia Residenziale Pubblica (ATER), il programma Habitat-Microaree (denominazione corrente) si è evoluto negli anni, superando, a partire dal Protocollo di intesa interenti sottoscritto nel 2006 e più volte rinnovato negli anni, la sperimentalità e consolidatosi come azione ordinaria degli enti (inserita, tra l’altro, nella programmazione dei Piani di Zona a partire dal triennio 2006-2008).
Si tratta di un intervento localizzato in contesti territoriali circoscritti, denominati microaree, tra i 500 e i 2.000 abitanti ciascuna, con elevati indici di fragilità sociosanitaria e prevalenza di caseggiati ATER. Attualmente sono attive 18 microaree che, complessivamente, costituiscono una “lente d’ingrandimento” focalizzata sul 9% circa della popolazione dei Comuni coinvolti.
In ciascuna area, il programma funziona attraverso i seguenti dispositivi:
- L’équipe di prossimità: l’ASUITS, attraverso il Distretto Sanitario competente per territorio, mette a disposizione una/un proprio professionista a tempo pieno (la/il referente di microarea) responsabile per zona, con funzioni di regia; tramite le cooperative sociali, i Comuni mettono a disposizione operatrici/operatori sociali di comunità e l’ATER mette a disposizione le/i portieri sociali. L’équipe:
- opera quotidianamente nell’area, rivolgendosi a tutta la popolazione residente (e non a un target e/o a una problematica sociosanitaria specifica) e mantenendo costantemente un orientamento alla conoscenza attiva della popolazione, con il compito di rilevare i problemi e le risorse, dando attenzione prioritaria alle persone che hanno problemi sanitari, sociali, abitativi e relazionali che potrebbero aggravare la loro storia di salute;
- attiva tutti gli interventi di competenza degli enti in base ai bisogni rilevati, fungendo da garante dei percorsi; per la soluzione dei problemi vengono inoltre attivate e messe in rete tutte le possibili risorse/risposte degli altri soggetti pubblici, privati, del terzo settore, incluse anche quelle generate dalle persone/famiglie nonché dalle reti informali, di vicinato, ecc.
- può contare su ulteriori risorse quali: volontari/e di Servizio Civile, persone che usufruiscono di varie misure di inserimento lavorativo (Borse di Formazione e Lavoro, Lavori di pubblica utilità), tirocinanti, … e soprattutto su numerosi/e residenti attivi divenuti risorsa per la loro comunità.
- La sede in loco (appartamento o locale generalmente messo a disposizione da ATER): fa da base operativa, ma è anche il luogo dove si organizzano molteplici attività spesso proposte e autogestite dai cittadini, diventando un punto di riferimento e di stimolo alle persone per essere attive, condividere competenze e risorse, sviluppare aiuti reciproci e accrescere la fiducia.
- Il Gruppo Tecnico Territoriale è l’organo di coordinamento e programmazione per ciascuna area composto da personale dei 3 enti e da rappresentanti di tutti i soggetti e le realtà locali. Si riunisce su base mensile.
- Il Comitato dei garanti inter-enti è l’organo di indirizzo strategico è composto vertici dei 3 Enti (ASUITS, Comuni, ATER), si riunisce su base semestrale o su richiesta.
La governance del programma è quindi agita contemporaneamente dall’alto (al livello strategico inter-enti che è necessario per coordinare, orientare e fare da garante dell’intervento) e dal basso (attraverso il mandato, conferito alle microaree, di intercettare proattivamente i bisogni – anche prima questi che si costituiscano in domanda di servizi e senza il vincolo della competenza – e poter legittimamente fungere da attivatori della rete dei servizi, in coordinamento con i Distretti e gli altri soggetti del territorio, nonché da “incubatori” per la promozione e la qualificazione delle relazioni con le persone/la comunità).
Oltre a garantire interventi a livello individuale (supportando le persone nell’accesso alle prestazioni sanitarie, sociosanitarie e sociali, prestando particolare attenzione ai soggetti maggiormente vulnerabili (monitoraggio delle situazioni a rischio), il programma HM agisce a livello comunitario per rafforzare la domiciliarità, prevenire il disagio attraverso la cura e l’assistenza dei gruppi sociali maggiormente vulnerabili (minori, giovani e anziani);
- promuovere la coesione sociale e lo sviluppo di capitale sociale e di solidarietà reciproca, attraverso l’adozione di strategie e l’attivazione di iniziative di mutuo-aiuto tra attori non professionali, in modo da rafforzare le capacità dei singoli nell’affrontare e superare le problematiche personali e familiari;
- favorire lo sviluppo di forme di associazionismo e la partecipazione attiva della cittadinanza attraverso, ad esempio, il supporto ad iniziative quali i comitati di quartiere o la collaborazione con associazioni o altri soggetti del terzo settore già operanti nel tessuto cittadino;
- migliorare la qualità degli insediamenti a livello di manutenzione e arredo urbano.
Nel complesso, l’approccio adottato è quello del community building, che per rafforzare il welfare locale punta a far incontrare a livello micro la domanda di servizi e le risorse pubbliche e/o private a disposizione.
Per approfondire:
Documento “Il programma Habitat Microaree Trieste. Linee di indirizzo progettuali e operative” (documento in pdf)
I materiali del convegno internazionale svoltosi a Trieste il 14-15 giugno 2018 “La comunità che fa salute. Le microaree di Trieste per l’equità”
Si segnala inoltre che il programma HM è stato incluso, come “case study”, nel primo Report europeo sulla Health Equity lanciato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel giugno 2019. Link:
- The WHO European Health Equity Status Report Initiative (2019) http://www.euro.who.int/en/HealthEquityStatusReport2019
- Case study report che include il Programma Habitat Micoraree http://www.euro.who.int/en/health-topics/health-determinants/social-determinants/publications/2019/case-studies-the-who-european-health-equity-status-report-initiative-2019
- video “Achieving health equity” realizzato a Trieste http://www.euro.who.int/en/media-centre/events/events/2019/06/healthy,-prosperous-lives-for-all-in-the-european-region-high-level-conference-on-health-equity/multimedia/video-achieving-health-equity
Riferimenti e contatti:
Direzione dei Servizi Sociosanitari
Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Trieste
dss@asuits.sanita.fvg.it – tel. 040 399 7609
Sintesi a cura di
Sari Massiotta sari.massiotta@asuits.sanita.fvg.it – tel. 040 399 8129
Le microaree nei Distretti https://asuits.sanita.fvg.it/it/schede/s_dss/dss_microaree.html