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Disuguaglianze di salute

Calano le iscrizioni volontarie al Servizio Sanitario Regionale. Un aggiornamento su cosa è accaduto dalla Legge di Bilancio 2023

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Esattamente un anno fa abbiamo portato all’attenzione dei lettori le criticità legate alle tariffe per l’iscrizione volontaria al Servizio Sanitario Regionale (SSR), introdotte con la Legge di Bilancio 2023, per le persone straniere che sono regolarmente soggiornanti in Italia per un periodo superiore a 3 mesi, ma che non abbiano titolo all’iscrizione obbligatoria e appartengano alle categorie tenute ad assicurarsi contro il rischio di malattia, di infortunio e per maternità (mediante la stipula di una polizza assicurativa privata, ovvero, con iscrizione volontaria al SSN)

https://www.disuguaglianzedisalute.it/la-repubblica-tutela-la-salute-come-fondamentale-diritto-dellindividuo-e-interesse-della-collettivita-e-garantisce-cure-gratuite-agli-indigenti-e-davvero-cosi/

Che cosa è successo in quest’anno? Nel corso del 2024 i pazienti e i sanitari, gli operatori, i volontari del terzo settore che si occupano di persone vulnerabili hanno invano atteso e sperato che arrivassero delle indicazioni politiche che tenessero contro del diritto alla salute individuale e collettiva, gravemente messe a rischio dalle nuove tariffe. E, senza nessuna riduzione degli importi richiesti, si è avuta l’amara conferma che le nuove quote d’iscrizione non permettono il pieno rispetto dell’art. 32 della Costituzione[1].

Infatti, nel 2023, in Piemonte, avevano effettuato l’iscrizione volontaria 3.811 persone, di cui 2.488 nel primo trimestre, 526 nel secondo, 531 nel terzo e 266 nel quarto (dato coerente con il fatto che l’iscrizione scade il 31/12 dell’anno precedente e che la nuova iscrizione decorre dal giorno del pagamento e vale per l’intero anno solare). Con l’entrata in vigore delle nuove tariffe, nel primo trimestre del 2024 si sono iscritte appena 860 persone (con una riduzione del 65%) e 157 nel secondo trimestre (con una riduzione del 70%): un calo talmente drammatico che, in termini di mancata assistenza sanitaria (prevenzione e cura), non può giustificare l’incremento di entrate (malgrado il calo del numero complessivo di iscritti, le entrate sono state leggermente maggiori rispetto al 2023).

Il 2 febbraio 2025 in occasione del sesto anniversario dall’evento del 2019 contro il Decreto Sicurezza[2], il Gruppo Immigrazione Salute del Piemonte ha inviato una lettera aperta al Ministero della Salute, agli Assessorati regionali e provinciali della Salute e del Welfare, agli ordini dei medici, degli psicologi, delle ostetriche, degli infermieri e delle altre professioni sanitarie, in merito alle ricadute dell’aumento delle tariffe richieste e proponendo alcune soluzioni.

Il mancato accesso provoca importante ricadute, queste sono alcune, raccolte da analisi dei dati e segnalazioni puntuali di operatori e avvocati:  

  • rinuncia alle cure, anche se importanti: una donna residente a Torino ha perso la funzionalità del rene trapiantato ed è tornata in dialisi, non potendo più accedere ai controlli, non avendo più le prescrizioni e non potendo pagare i farmaci; ma al di là di questo terribile caso, molte altre persone sono in situazioni analoghe;
  • interruzione di terapie, anche salvavita, nell’impossibilità di avere prescrizioni di cure continuative di farmaci che richiedono un piano terapeutico[3] o una fornitura ospedaliera;
  • aumento degli accessi al Pronto Soccorso per emergenze nonché come unica possibilità di assistenza in pazienti con patologie croniche nonostante la letteratura dimostri che gli interventi erogati in regime di urgenza, in tali casi, sono meno efficaci e più costosi. Tali categorie di pazienti andrebbero infatti seguite in maniera continuativa presso ambulatori dedicati. Inoltre, ciò determina un impatto negativo sulla salute pubblica e sui costi del sistema socio-sanitario;
  • sovraccarico di richieste agli ambulatori del terzo settore;
  • accessi, pur non avendone titolo, agli ambulatori per Stranieri Temporaneamente Presenti (STP) e Europei Non Iscrivibili (ENI): ci sono persone che stanno pensando di rinunciare al titolo di soggiorno, di cui hanno pieno diritto, per aver assistenza come non in regola con le norme relative al soggiorno;
  • stipula di polizze di assicurazioni private, non tutelanti quanto il SSR e che, spesso, non accettano persone con patologie croniche o evolutive o molto anziane, che rimborsano con tempi talvolta molto lunghi e che prevedono l’iniziale totale copertura delle spese da parte del malato; il crollo delle iscrizioni al SSR fa comunque pensare che la norma abbia aperto non una strada, ma addirittura un’autostrada verso le assicurazioni private;
  • pericolo di ricorso a pratiche di autodiagnosi e terapia impropria auto-prescritta.

Esistono delle soluzioni adattabili in base alle diverse tipologie di persone per le quali è prevista l’iscrizione volontaria, altre se ne possono aggiungere:

  • possibilità di frazionare la quota di iscrizione in modo da pagare solo i mesi in cui effettivamente si usufruirà della copertura (4 mesi di pagamento se la copertura è attivata a settembre, per esempio);
  • prevedere l’iscrizione per anno reale (12 mesi dalla stipula) e non per anno solare;
  •  possibilità di rateizzare il pagamento;
  • prevedere la retroattività di iscrizione al SSR al momento del pagamento (almeno per la copertura di eventuali prestazioni ospedaliere);
  • introdurre una riduzione del contributo annuale tramite specifica previsione di “eccezionalità” che comporti una deroga, al pagamento intero, rivolta a persone in carico ai servizi socio – sanitari (in analogia a quanto previsto per il personale religioso ai sensi del D.L. n. 39 del 29 marzo 2024);
  • prevedere di includere i fragili, in carico ai servizi socio – sanitari, tra le categorie che possono avere l’iscrizione obbligatoria, in particolare per le seguenti condizioni quali comprovate patologie croniche e/o invalidanti e/o a rischio di aggravamento senza trattamenti continuativi e accertamenti diagnostici frequenti e/o situazioni di grave marginalità sociale.

Il testo della lettera aperta del GrIS Piemonte è stato condiviso anche con vari giornalisti e ne sono scaturite un’intervista a radio RBE, un articolo su Altreconomia[4], su La Stampa, pagine nazionali, del 10 e 11 febbraio 2025, sul Corriere di Saluzzo.

La consigliera regionale Alice Ravinale ha presentato un emendamento in cui si chiede di riportare ai valori precedenti l’approvazione delle Legge Finanziaria 2024, le quote di iscrizione per le persone che non hanno diritto all’iscrizione obbligatoria e che sono in carico ai servizi sociali. L’emendamento riprende quanto già richiesto dal Coordinamento delle funzioni socio-assistenziali della Regione Piemonte, dall’Anci e dalla Società Italiana di Medicina delle Migrazioni, al fine di non escludere dai servizi sanitari e di prevenzione soggetti fragili, che spesso poi vengono presi in carico dal SSR quando sono già conclamate patologie gravi, con ulteriori costi a carico della collettività.

Inoltre, il coordinamento enti gestori delle funzioni socio assistenziali della Regione Piemonte ha scritto agli assessori regionali, Dott. Federico Riboldi[5] e al Dott. Maurizio Marrone[6], una lettera nella quale si fa presente come l’aumento riguardi diverse categorie di cittadini stranieri, tra le quali alcune che, per la loro fragilità, possono più frequentemente essere destinatarie di servizi e interventi sociali. Vengono messe in luce le necessità di cure e l’importanza della prevenzione e si ribadisce che l’entità del contributo richiesto è troppo onerosa sia per i modesti redditi delle persone seguite dai servizi sociali (che spesso versano in condizioni di marginalità) che per gli enti assistenziali che non riescono a farsene carico. Infatti molte iscrizioni volontarie di persone indigenti e malate erano pagate, per esempio, dal Comune di Torino (attraverso un progetto di “emersione anagrafica” che coinvolgeva una trentina di persone senza dimora con gravi problemi di salute, con residenza fittizia in Via della Casa Comunale), da associazioni o gruppi di persone vicine al paziente, che raccoglievano la somma necessaria per garantire la prosecuzione delle cure. L’aumento di oltre 5 volte dell’importo ha costretto a una netta riduzione del numero di beneficiari e/o a dirottare verso le iscrizioni dei fondi che sarebbero invece stati spesi in altri importanti progetti sociali.

Infine l’11 febbraio, in occasione della giornata internazionale del malato, la lettera è stata rilanciata tramite social, chiedendo alle varie associazioni, ai servizi per immigrati e alle persone in generale che ne fossero a conoscenza di comunicare al GrIS Piemonte casi di mancata assistenza legati alle nuove tariffe. E come previsto da quel giorno arrivano molte segnalazioni di criticità connesse al nuovo tariffario, che, una volta raccolte, saranno utilizzate per far comprendere il peso della tariffa in termini di danno alla salute.


[1] “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.

[2] “L’Italia che resiste”: manifestazioni in quasi 300 città contro la politica sui migranti – la Repubblica

[3] Il Piano terapeutico è uno strumento che definisce le condizioni cliniche in rimborsabilità di un medicinale, ma è anche uno strumento che consente la continuità terapeutica ed assistenziale, permettendo al medico di famiglia di proseguire nella prescrizione farmaceutica, in base alle informazioni fornite dal medico specialista, appartenente ad una struttura pubblica o privata accreditata e, in taluni casi, afferenti a centri di cura individuati dalla Regione.

[4] https://altreconomia.it/copertura-sanitaria-troppo-costosa-in-piemonte-le-iscrizioni-volontarie-sono-calate-del-70/

[5] Assessore a Sanità, Livelli essenziali di assistenza, Prevenzione e sicurezza sanitaria, Edilizia sanitaria Regione Piemonte

[6] Assessore a Politiche sociali e dell’integrazione socio-sanitaria, Emigrazione e cooperazione decentrata e internazionale, Usura e beni confiscati, Politiche della casa, delle famiglie e dei bambini


A cura di Luisa Mondo, Servizio di Epidemiologia, ASL TO3, Regione Piemonte
luisa.mondo@epi.piemonte.it

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