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Disuguaglianze di salute

Bambini e adolescenti provati da esperienze negative diverranno i più assidui utenti dei servizi sanitario, sociale e giudiziario

Tempo di lettura: 9 minuti

Gli eventi dannosi dell’infanzia e adolescenza incidono negativamente sulla vita dei giovani adulti: lo dimostra uno studio danese

Per molti bambini e adolescenti, le avversità sociali e familiari vissute possono incidere sfavorevolmente nel corso della loro vita, sulla salute fisica e mentale e sul rischio di morte prematura, e portare a difficoltà economiche e a un maggior bisogno di assistenza sociale. Inoltre comportano un rischio più elevato di commettere reati e di venire perseguiti dalla legge.

Una revisione del 2021 ha dimostrato che l’impatto negativo delle avversità infantili sulla salute e sugli esiti sociali ha considerevoli ripercussioni economiche in 28 paesi europei, con un incremento della spesa per l’assistenza sanitaria, i servizi sociali e i programmi di supporto, a carico delle risorse pubbliche. Senza tralasciare più ampie implicazioni per la società: ridotta produttività della forza lavoro, aumento dei tassi di disoccupazione e cicli intergenerazionali di povertà e svantaggio. 

Un ambito non ancora sufficientemente studiato riguarda le relazioni tra le avversità vissute in infanzia e adolescenza e l’utilizzo dei servizi pubblici sanitario, sociale e inerente la giustizia, durante la prima età adulta: individuare le potenziali popolazioni più a rischio consentirà di sviluppare interventi mirati in grado di attenuare gli effetti negativi a lungo termine delle avversità infantili, di ridurre l’onere economico sui sistemi di servizi pubblici e promuovere la stabilità sociale ed economica.

Lo studio danese Kreshpaj pubblicato su Lancet Public Health a gennaio 2025 adotta un approccio life course. Utilizzando dati nazionali di individui nati in Danimarca e monitorati dalla nascita fino ai 40 anni di età, si è posto l’obiettivo di esplorare la potenziale relazione estesa tra avversità infantili di natura materiale, sanitaria e familiare e l’uso ad alta intensità, nella giovane età adulta, dei servizi pubblici afferenti agli ambiti della sanità, assistenza sociale e giustizia.

Più in dettaglio lo studio di coorte Kreshpaj 2025 utilizza i dati di registro della coorte Danish life course (DANLIFE), che tiene traccia di 2.223.927 di bambini nati in Danimarca tra il 1980 e il 2015. La coorte include informazioni costantemente aggiornate e complete su molteplici avversità infantili, morbilità, mortalità e informazioni sociodemografiche. Poiché l’obiettivo di questo studio è l’uso del sistema di servizi pubblici nei giovani adulti di età compresa tra 18 e 40 anni, la popolazione dello studio è stata limitata a individui nati tra il 1980 e il 1991 e seguiti tra il 1998 e il 2021 esclusi gli emigrati o i deceduti durante il periodo di follow-up.

Innanzitutto è stata valutata l’esposizione annuale alle avversità subite nell’infanzia e adolescenza (dalla nascita fino a 16 anni di età) secondo tre dimensioni (basate su un modello multi traiettoria): deprivazione materiale (vale a dire povertà familiare e disoccupazione di lunga durata dei genitori), perdita o minaccia di perdita all’interno della famiglia (vale a dire malattia somatica dei genitori, malattia somatica dei fratelli e morte di un genitore o di un fratello) e dinamiche familiari (vale a dire separazione dei genitori, affidamento, malattia psichiatrica dei genitori, malattia psichiatrica dei fratelli e abuso di alcol o droghe dei genitori).

Poi la popolazione oggetto dello studio, in base alle tre dimensioni di avversità, è stata distribuita in 5 gruppi: un gruppo con bassi tassi di avversità in tutte le dimensioni;un gruppo di deprivazione materiale nella prima infanzia, con alto tasso annuale di deprivazione materiale durante i primi 4-5 anni di vita, dopo i quali il tasso è diventato basso; un gruppo di deprivazione materiale persistente, con alto tasso annuale di deprivazione materiale durante l’intera infanzia, ma con un basso tasso di avversità nelle altre due dimensioni; un gruppo di perdita o minaccia di perdita (malattie o decessi in famiglia), con alto e crescente tasso annuale di perdita o minaccia di perdita durante l’infanzia; e un gruppo ad alta avversità, con alto e crescente tasso annuale di avversità in tutte e tre le dimensioni. Sono state incluse sia famiglie con due genitori che monogenitoriali.

I dati relativi all’utilizzo dei sistemi sanitario, sociale e giudiziario sono stati raccolti da registri di carattere nazionale e con alto livello dettaglio: i dati sanitari dal National Patient Registry, le informazioni sull’assistenza sociale dal database DREAM, le informazioni sul sistema giudiziario dal Danish System of Criminal Statistics.

Infine, gli utenti ad alta intensità nei servizi sanitari e di assistenza sociale sono stati definiti come coloro al di sopra del 90° percentile (cioè che utilizzano il servizio di più rispetto al 90% della popolazione di quel servizio), in termini di visite ospedaliere annuali e settimane di assistenza sociale. Nel sistema giudiziario, gli utenti ad alta intensità sono stati definiti come individui con almeno una condanna durante il periodo di follow-up.

Le maggiori condizioni di avversità aumentano l’uso dei servizi

Dei 647.509 individui nati tra il 1980 e il 1991 e seguiti tra il 1998 e il 2021, escludendo chi nel periodo di follow-up è emigrato o deceduto, si ottiene una coorte finale di 567.035 individui (415.576 famiglie). Tra questi, il 48,3% erano nel gruppo a bassa avversità, 22,6% nel gruppo di deprivazione materiale nella prima infanzia, 17,8% erano nel gruppo di deprivazione materiale persistente, 7,7% erano nel gruppo di perdita o minaccia di perdita e 3,6% erano nel gruppo ad alta avversità.

Il grafico 1 mostra, per ogni gruppo di avversità infantile, le percentuali di utenti ad alta intensità nei sistemi sanitari, di assistenza sociale e giudiziaria. In generale, nel gruppo a bassa avversità, è bassa la quota di individui che prima di 40 anni di età è diventata utente ad alta intensità di ciascuno dei tre servizi, mentre nel gruppo caratterizzato da un alto grado di avversità la percentuale di utenti ad alta intensità dei tre servizi è molto alta. La stratificazione in base al numero di bambini per famiglia non ha rivelato differenze importanti.

Grafico 1: Proporzioni di utenti ad alta intensità nei sistemi sanitari, di assistenza sociale e giudiziaria per gruppo di traiettoria di avversità infantile

Considerando ogni singolo servizio pubblico, per quel che concerne l’uso dei servizi sanitari, erano utenti ad alta intensità solo il 7,2% degli appartenenti al gruppo con bassi livelli di avversità in infanzia e adolescenza. Al contrario, la percentuale di utenti ad alta intensità era più alta in tutti gli altri gruppi di avversità infantile e raggiungeva il 23% nel gruppo con le condizioni di avversità più elevate. Considerando le visite effettuate, gli utenti non ad alta intensità avevano una media di 13 visite, mentre gli utenti ad alta intensità avevano una media notevolmente più alta di 54 visite. La stratificazione per sesso non ha mostrato differenze importanti.

Rispetto all’uso dei servizi sociali, solo il 5% di chi apparteneva al gruppo con bassi livelli di avversità infantili, usufruiva in modo assiduo dei servizi sociali, contro il 16% e il 15% degli appartenenti rispettivamente al gruppo con una condizione di continua deprivazione materiale e al gruppo che ha sperimentato una perdita o una minaccia di perdita. Ma ciò che colpisce è, che nel gruppo con i più alti livelli di avversità, il 40% sono utenti ad alta intensità dei servizi sociali. È stato osservato un aumento progressivo nell’uso dei servizi di assistenza sociale all’aumentare dei livelli di avversità. Gli utenti non ad alta intensità hanno ricevuto in media 3,8 settimane di sussidi sociali, mentre gli utenti ad alta intensità hanno ricevuto in media 42,6 settimane.

Le avversità infantili risultano fortemente associate a condanne per reati commessi. All’interno del gruppo a bassa avversità, il 14,0% sono stati condannati per un crimine, mentre la percentuale era più alta negli altri gruppi di avversità infantili. Il gruppo con la più elevata situazione di avversità ha avuto la prevalenza più alta, con il 42,6% di individui che sono stati condannati prima dei 40 anni, riflettendo un rischio di condanna quattro volte più elevato rispetto al gruppo che ha subito basse condizioni di avversità durante l’infanzia.

Utilizzando dati su larga scala e di alta qualità e dettaglio, riferiti all’intero ciclo di vita, lo studio Kreshpaj del 2025, documenta che gli utenti che maggiormente usufruiscono dei tre servizi pubblici in esame sono quelli che più hanno sperimentato condizioni di avversità nell’infanzia. Facendo riferimento al raggruppamento in base al tipo e grado di avversità, rispetto al gruppo con bassi livelli di avversità infantili, gli altri 4 gruppi erano tutti associati a un rischio più elevato di diventare utenti ad alta intensità dei servizi prima dei 40 anni. In particolare, era nel gruppo che ha sperimentato i più alti livelli di avversità infantile, la più elevata percentuale di utenti ad alta intensità di servizi sanitari e di assistenza sociale o di individui condannati per un crimine in giovane età adulta. Questa scoperta indica che alcuni giovani e famiglie sono intrappolati in cicli di cattiva salute, di precarietà sociale e criminalità, perpetuando condizioni di disuguaglianza tra le generazioni.

Spezzare il circolo delle disuguaglianze con azioni multisettoriali

Nel passato alcuni studi hanno mostrato una relazione dose-risposta tra avversità e singoli servizi pubblici. Lo studio di Kreshpaj e colleghi focalizza il suo interesse verso chi utilizza contemporaneamente e in modo sproporzionatamente elevato tre servizi pubblici particolarmente critici. I risultati dimostrano che chi ha vissuto un’infanzia costellata da numerose e importanti condizioni di avversità ricorre in modo maggiore e più frequente ai servizi pubblici, ed evidenziano la necessità di interventi integrati e coordinati tra sistemi di servizi, per affrontare i molteplici aspetti della vita di una persona e le conseguenze delle avversità, spesso trasversali a più servizi.   

Sebbene non tutti i giovani adulti con una storia di avversità nell’infanzia, dovranno far fronte a cambiamenti e transizioni negative o faranno richiesta di assistenza sociale, tuttavia una percentuale considerevole utilizzerà in modo intenso i servizi pubblici. Un intenso utilizzo di un sistema potrebbe avere come conseguenza l’aumento di utilizzo di altri sistemi: ad esempio, una condanna penale può portare allo stigma, ostacolando le opportunità di lavoro e aumentando la dipendenza dall’assistenza sociale, per affrontare le difficoltà economiche che ne conseguono. Analogamente, le condizioni di malattia cronica richiedono un uso frequente dei servizi sanitari e spesso comportano una maggiore dipendenza dal sistema sociale per disabilità o ridotta capacità lavorativa. 

I risultati della presente revisione confermano e ampliano i risultati di 2 precedenti studi. Caspi e colleghi, nel 2016, hanno monitorato 1037 bambini in Nuova Zelanda e identificato un gruppo con fattori di rischio infantili e forte precarietà economica. Lo studio Richmond-Rakerd del 2020 ha indagato su un segmento della popolazione adulta lavoratrice di Nuova Zelanda e Danimarca, caratterizzato da elevati bisogni e dall’uso dispendioso di più sistemi di servizi pubblici.  La revisione Kreshpaj offre nuove e preziose informazioni, dimostrando che il rischio elevato di diventare utente assiduo dei servizi pubblici non è solo limitato a chi ha vissuto le condizioni di avversità più severe, ma include anche chi deve far fronte alla povertà precoce o persistente o a chi ha subito lutti o malattie familiari durante l’infanzia. Conseguenze negative per la salute o sociali sono più frequenti se in età infantile si sono vissute difficoltà economiche o la morte di un genitore.

Uno stato di instabilità economica negli anni formativi può ostacolare il conseguimento di un titolo di studio e la possibilità di integrazione nel mercato del lavoro, aumentando in età adulta, la probabilità di dipendere dall’assistenza economica e sociale. Questi risultati evidenziano la profonda influenza di uno stato di privazione materiale e impoverimento, già sui primi mesi di vita del neonato, periodo particolarmente sensibile per lo sviluppo cognitivo, emotivo e sociale, e l’effetto accumulo che l’essere esposto in modo continuativo alla povertà ha sul bambino. Anche la morte di un genitore o crescere in una famiglia economicamente instabile può poi implicare in età adulta effetti negativi per la salute, sociali e educativi.

Diventa necessario e urgente un approccio multisettoriale alla politica pubblica, che affronti non solo i sintomi ma anche le cause profonde che sono alla base di un intenso ricorso ai servizi pubblici.

Intervenire precocemente, con tempestività, diventa cruciale e spesso più conveniente, per prevenire la crescita e l’inasprimento di esiti negativi. Heckman già nel 2006 sosteneva che, nell’istruzione, il maggiore ritorno sugli investimenti deriva dall’educazione di bambini svantaggiati. I programmi che migliorano i contesti per i primi anni di vita, come l’accesso gratuito a programmi offerti dalla comunità, programmi nutrizionali e servizi di supporto alla famiglia, possono produrre sostanziali benefici a lungo termine: ridurre il bisogno di servizi di assistenza sociale e i contatti con il sistema giudiziario.

Sono di primaria importanza le politiche che danno priorità alla prima infanzia come periodo cardine per intervenire e migliorare gli esiti sociali, sanitari e giudiziari a lungo termine.

Non intervenire per prevenire le avversità infantili può tramandare le disuguaglianze di salute ed economiche tra famiglie e generazioni, minando l’efficacia delle politiche pubbliche di assistenza sociale indirizzate ai più vulnerabili.

I limiti dello studio

Lo studio nonostante l’ampio set di dati e il follow-up a lungo termine presenta alcuni limiti. Non vengono incluse misure dirette di maltrattamento – ad esempio, violenza familiare, abuso sui minori e abbandono -, perché non possono essere completamente recuperate dai dati del registro nazionale. Tuttavia, sono state incluse misure specifiche sull’affidamento, che probabilmente rintracceranno i casi più gravi di maltrattamento in famiglia, che hanno richiesto l’allontanamento.

La conoscenza sull’uso dei servizi sanitari è limitata al settore ospedaliero ed esclude i medici di base e altri specialisti medici nell’assistenza primaria.

Lo studio Kreshpaj include esclusivamente individui nati in Danimarca, basandosi su dati del registro nazionale, che non tengono conto di segmenti della popolazione non registrati e potenzialmente vulnerabili. Questi individui, che potrebbero includere immigrati clandestini e altri che non sono registrati ufficialmente, rimangono esclusi dai dati raccolti di routine, limitando così la possibilità di individuare le condizioni di avversità di questi gruppi di popolazione e le loro interazioni con i sistemi sociali, sanitari e giudiziari. che potrebbero differire dalle interazioni dei residenti registrati. Potrebbero addirittura esserci gruppi così emarginati da non utilizzare affatto i servizi pubblici, nonostante ne abbiano necessità (ad esempio, coloro che sono senza fissa dimora).

Infine manca la stratificazione della popolazione oggetto di studio in base all’etnia che avrebbe potuto fornire approfondimenti più specifici sull’effetto delle avversità infantili nei diversi gruppi demografici.

La Danimarca ha un solido sistema di welfare, fornisce assistenza sanitaria gratuita e universale: è quindi probabile che i risultati di questo studio non siano direttamente trasferibili a contesti sociopolitici differenti. Tuttavia, possono comunque aumentare la consapevolezza che molti problemi sanitari e sociali si radicano nell’infanzia, e sottolineare la necessità in tutti i paesi, di interventi strutturali a monte, per prevenire le avversità infantili e le malattie e gli oneri sociali che ne derivano.

Un approccio completo e multisettoriale è fondamentale per fornire il supporto e l’equa allocazione delle risorse necessarie per aiutare a spezzare il ciclo di avversità infantili, cattiva salute e dipendenza precoce dai servizi pubblici, promuovendo risultati migliori per gli individui e la società nel suo complesso.

Articolo originale

Kreshpaj B, Elsenburg LK, Andersen SH, et al. Association between childhood adversity and use of the health, social, and j ustice systems in Denmark (DANLIFE): a nationwide cohort study. Lancet Public Health 2024; published online Dec 13. https://doi.org/10.1016/S2468-2667(24)00242-1.


Sintesi e traduzione a cura di Paola Capra, DoRS Piemonte  paola.capra@dors.it

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