Il Manifesto per riabitare l’Italia (a cura di D. Cersosimo e C. Donzelli, edito da Donzelli, 2020) rappresenta l’approdo naturale del precedente volume, Riabitare L’Italia, curato da A. De Rossi (Donzelli, 2018). Il dialogo tra i due lavori emerge nelle prime righe del “manifesto” – che dà il titolo all’opera – dove si dichiara che l’obiettivo è: «aprire una grande discussione intellettuale, civile e politica, sui modi con cui si può riabitare l’Italia, ripensare le forme stesse dell’insediamento, della mobilità, del rapporto con l’ambiente e con la salute, del lavoro, della qualità della vita».
In altre parole, il progetto – frutto di una confronto tra università, centri di ricerca e associazioni – intende porre una “questione territoriale” che prenda sul serio il policentrismo e i nodi delle Italie in contrazione: demografia avversa, accesso ai servizi fondamentali, capacità di cittadinanza, consumi collettivi (economia fondamentale), qualità del costruito e qualità dell’azione pubblica.
«(…) ci sono tante Italie nell’Italia. Si tratta di ricomprenderle tutte, fino ad includere gli stessi margini del centro, le periferie metropolitane che misurano assai spesso una lontananza dai centri ben più radicale di quanto non dica la distanza fisica».
Il Manifesto, scritto da Domenico Cersosimo e Carmine Donzelli, è accompagnato da cinque interventi di studiosi di diverse discipline, che contestualizzano i contenuti dal punto di vista geografico (Gabriele Pasqui), economico (Gianfranco Viesti), sociologico (Rocco Sciarrone), politico (Nadia Urbinati) e artistico (Tommaso Montanari). L’idea comune dei vari contributi è che, come ha messo bene in luce la pandemia, tutti i luoghi sono interdipendenti e le reti tra territori sono una condizione imprescindibile per sfuggire al declino. Al di là delle anacronistiche dicotomie tra urbano/rurale, città/campagna, pianura/montagna, centri/periferie.
La sfida di “invertire lo sguardo”, osservando il Paese dai suoi molti margini, con l’intento di contrastare stereotipi e limiti dati dalle profonde disuguaglianze che investono le persone, le comunità e i territori. Se, come dicono gli autori, “Per troppi anni, le politiche sono state indirizzate a compensare gli svantaggi, più che a combatterli, a superarli”, questo è il momento di guardare con un nuovo sguardo alle opportunità che le tante Italie ci offrono.
Il corpo del libro è costituito da 28 voci del Glossario. Ciascuna delle parole-chiave, da Abbandoni a Terra, diventa la tessera di un mosaico che restituisce la visione riguardo all’importanza di governare le diversità territoriali e le loro interdipendenze, di ridistribuire il potere a favore di territori privi di capacità di voice, di disegnare filiere infrastrutture e politiche “adatte ai luoghi”.
Tra le voci, Confini di Fabrizio Barca e Cura di Giuseppe Costa. Nel Glossario le due parole-chiave stanno vicine a suggerire che solo andando oltre i limiti dello sguardo abituale si possono elaborare soluzioni e policy capaci di ridurre le diseguaglianze territoriali (disuguaglianze sociali e di salute). Politiche pubbliche costruite sui desideri della Comunità (Filippo Tantillo), voce che non a caso si trova nel mezzo.
Tutte le voci:
Abbandoni (Francesco Curci e Federico Zanfi)
Accessibilità (Andrea Debernardi)
Acqua (Gianfranco Becciu)
Boschi (Raoul Romano)
Cambiamento climatico (Giovanni Carrosio)
Capitale quotidiano (Angelo Salento)
Cittadinanza attiva (Giovanni Moro)
Comunità (Filippo Tantillo)
Confini (Fabrizio Barca)
Cooperazione (Giovanni Teneggi)
Cura (Giuseppe Costa)
Diseguaglianze (Rosanna Nisticò)
Fragilità (Arturo Lanzani)
Innovatori (Filippo Barbera)
Luoghi (Domenico Cersosimo)
Mappe (Giovanni Barbieri)
Margine (Carmine Donzelli)
Migranti (Andrea Membretti)
Montagna (Giuseppe Dematteis)
Paesi (Vito Teti)
Patrimonio (Antonio De Rossi e Laura Mascino)
Persone (Pietro Clemente)
Politiche (Sabrina Lucatelli)
Resilienza (Alessandra Faggian)
Rigenerazione (Antonio De Rossi e Laura Mascino)
Risorse (Marco Bussone)
Scuola (Daniela Luisi e C. Renzoni)
Terra (A. Corrado e C. Ebbreo)
Contributo a cura di Silvia Pilutti, Prospettive ricerca socio-economica
silvia.pilutti@prospettivericerca.it