Vai al contenuto

Disuguaglianze di salute

Giornata di consapevolezza sul lutto perinatale

a candle and some nuts on a black background
Tempo di lettura: 3 minuti

Il 15 ottobre, in tutto il mondo, si è celebrato il Baby Loss Awareness Day, giornata di consapevolezza sul lutto perinatale.

L’evento ha un duplice obiettivo

  • richiamare l’attenzione pubblica su eventi quali morte intrauterina, aborto, morte neonatale e morte improvvisa del lattante con iniziative di informazione, corsi, raccomandazioni affinché si investano maggiori fondi per ricerca e prevenzione
  • riunire genitori e famiglie in lutto in un’Onda di luce intorno al mondo. Spesso si sottovaluta il fatto che quella perdita è una vita, che la coppia vive un lutto profondo, incancellabile. Ogni tipo di perdita (aborto spontaneo, interruzione volontaria di gravidanza, aborto terapeutico, diagnosi di grave patologia fetale, morte intrauterina, morte dopo la nascita, perdita di uno o più gemelli in corso di gravidanza multipla, parto prematuro, perdita dopo procreazione assistita) costringe i genitori a vivere realtà diverse da quelle desiderate o immaginate, e rappresenta un momento della vita delicato e difficile (1).

L’impatto della morte intrauterina sulle donne, sulle famiglie, sui professionisti sanitari, sulle comunità e sulla società è ben noto. Tuttavia, l’attenzione alla natimortalità è un fenomeno recente, anche tra i paesi con sistemi sanitari avanzati: soltanto nel 2014 le Nazioni Unite hanno adottato il piano d’azione OMS e UNICEF Every Newborn, finalizzato ad azzerare la mortalità materna e neonatale e la natimortalità evitabile nel mondo, grazie all’inserimento di quest’ultima tra gli indicatori centrali di progresso, accanto a mortalità materna e mortalità neonatale.

Nel mondo, ogni 16 secondi nasce un bambino morto (da 28 o più settimane gestazionali) per un totale di due milioni l’anno. La distribuzione geografica indica che la casistica è concentrata soprattutto nei Paesi a basso e medio reddito (84%), in particolare Africa Sub-Sahariana e nell’Asia meridionale. Uno dei principali fattori di rischio per la morte in utero è il livello di educazione della futura madre e, indipendentemente dalla ricchezza del Paese, il fenomeno è più frequente nelle aree rurali rispetto a quelle urbane. All’interno dei singoli Paesi, l’incidenza è maggiore nella popolazione a maggior rischio di deprivazione socio-economica. Anche nei Paesi ad alto reddito le minoranze possono avere difficoltà ad accedere a servizi sanitari di qualità: è il caso degli Inuit in Canada che registrano un rischio di morte in utero tre volte superiore rispetto alle altre canadesi ma anche delle donne afro-americane negli Stati Uniti che hanno un rischio doppio di morte in utero. La maggior parte dei casi è associata alla scarsa qualità delle cure durante la gravidanza e al parto. Oltre il 40% degli stillbirth si verifica durante il travaglio, una proporzione che sale al 50% nei Paesi dell’Africa Sub-Sahariana e del Centro-Sud Asia e si riduce al 6% in Europa, Nord America, Australia e Nuova Zelanda (2) 

In Italia si registra un tasso di mortalità in utero pari a 2,4 per 1000 nati e una diminuzione del 15,1% dall’anno 2000 (1507 casi) al 2019 (1070 casi); 4,2 nati morti e neonati morti entro la prima settimana di vita per 1000 nati (mortalità perinatale); 2,8 nati morti per 1000 nati (natimortalità) e 3,0 morti nel primo anno di vita per 1000 nati vivi (mortalità infantile).

Tutti gli indicatori presentano una discreta variabilità per area geografica e per regione con tassi più alti nel Sud del Paese. Nel nuovo scenario degli Obiettivi di sviluppo sostenibile 2016-2030, anche i Paesi a sviluppo avanzato sono chiamati all’azione per eliminare le morti perinatali evitabili e per assicurare il raggiungimento del più elevato livello di salute e benessere possibile per le donne i neonati. Il miglioramento della qualità dell’assistenza alla madre e al neonato durante il travaglio, alla nascita, nel primo giorno e nella prima settimana di vita è l’elemento chiave sul quale focalizzarsi per centrare l’obiettivo di ridurre ulteriormente mortalità materna e mortalità infantile nei prossimi anni.

Molto può essere fatto per ridurre la quota evitabile di questi decessi che hanno un impatto enorme sulle famiglie, sugli operatori sanitari e sulla società.

Riferimenti

  1. Claudia Ravaldi “piccoli principi” www.ciaolapo.it

2. https://www.epicentro.iss.it/materno/stillbirth-report-2020


A cura di Luisa Mondo, Servizio di Epidemiologia, ASL TO 3

luisa.mondo@epi.piemonte.it