Il cambiamento climatico è considerato una “minaccia per l’umanità”[1]: si tratta di eventi causati dall’uomo (sfruttamento di risorse naturali, costruzione di dighe o infrastrutture, industrializzazione) ed eventi ambientali a insorgenza rapida (frane, inondazioni, alluvioni, maremoti, tempeste, terremoti, eruzioni vulcaniche…) o lenta (siccità, desertificazione, aumento o diminuzione del livello del mare, salinizzazione)[2].
Milioni di morti causate da inquinamento e temperature estreme, soprattutto tra i più vulnerabili.
Si stima che ogni anno 8,7 milioni di persone muoiano, nel mondo, a causa dell’inquinamento atmosferico da particolato generato dalla combustione di fossili: le emissioni intrappolano il calore in eccesso influenzando il clima globale, compreso quello del mondo marino[3].
Dalla rivoluzione industriale a oggi c’è stato un progressivo aumento della temperatura globale: più di 5.000.000 di morti all’anno possono essere attribuite a temperature abnormemente elevate [4] [5] [6] con un maggior rischio registrato tra persone socialmente isolate ed economicamente svantaggiate, lavoratori che trascorrono molto tempo all’esterno, anziani, bambini e soggetti con malattie croniche.
Dal punto di vista idrico, le inondazioni possono contribuire a epidemie di malattie infettive trasmesse dall’acqua a causa della contaminazione derivante dallo straripamento degli scarichi fognari; all’opposto, durante i periodi di siccità vi è una riduzione delle condizioni igienico-sanitarie e gran parte della popolazione può essere esposta ad acqua potenzialmente contaminata.
I terreni soffrono per siccità, erosione del suolo, contaminazione dei terreni, diminuzione della materia organica, salinizzazione, perdita di biodiversità del suolo, frane, desertificazione e inondazioni, perdita di specie viventi[7].
Gli eventi ambientali estremi portano morti e feriti, distruzione, povertà, insicurezza alimentare causata da indisponibilità di cibo sicuro e nutriente e al potere d’acquisto insufficiente 1 [8] [9].
C’è anche un circolo vizioso tragico: il cambiamento climatico fa ammalare e, in parallelo, l’eccesso di diagnosi e prestazioni nuoce al pianeta, tanto che se tutto il settore della sanità mondiale, nel suo insieme, fosse considerato come un Paese sarebbe il quinto più grande emettitore di gas serra del mondo [10].
Fast fashion e alimentazione intensiva aggravano l’inquinamento e la perdita di biodiversità
In piena crisi ambientale ci troviamo poi di fronte al fast fashion: indumenti industriali di bassissima qualità che vengono prodotti, commercializzati e sostituiti in maniera veloce, tant’è che ogni anno soltanto nell’Unione Europea vengono gettate via 5 milioni di tonnellate di vestiti e calzature (12 chili a persona) e l’80% finisce in inceneritori, discariche o nel sud del mondo.
Nel campo dell’alimentazione un terzo dei gas serra del mondo proviene dal nostro sistema alimentare.[11]
Sarebbe auspicabile ridurre l’eccesso di imballaggi e tornare alla vendita di prodotti sfusi in confezioni ricaricabili.
L’inquinamento causato dagli allevamenti, in particolare, ma non solo, quelli intensivi rappresenta un rischio elevato per terra, aria e acqua: rischi di zoonosi e quindi, esteso utilizzo di farmaci, il quale ha portato all’antibioticoresistenza[12], necessità di grandi quantità di mangime con consumo di terreno e deforestazione; riduzione della biodiversità [13] [14] e ingente consumo di acqua. [15]
Anche i mezzi di trasporto sono un’importantissima fonte di inquinamento: ognuno può far qualcosa, utilizzando i trasporti pubblici, condividendo i tragitti in auto con persone che percorrono la stessa tratta, spostandosi a piedi o in bici quando possibile.
La guerra danneggia l’ambiente e il clima influisce sulle migrazioni, serve cooperazione internazionale
L’ambiente è anche vittima della guerra che produce danni persistenti ben oltre la fine degli scontri e in casi come ordigni nucleari o chimici, le conseguenze ambientali non hanno fine. Mine, munizioni a grappolo e altri residuati esplosivi possono limitare l’accesso ai terreni agricoli e inquinare il suolo e le fonti d’acqua con metalli e materiali tossici [16].
Mentre in passato si attribuiva la decisione di migrare a fattori economici, politici (guerre e persecuzioni), personali (ricongiungimenti familiari), culturali, religiosi, negli ultimi anni si è compreso che anche le condizioni ambientali e climatiche possono entrare in gioco. Più una popolazione è vulnerabile, più difficoltosa è l’adattabilità, maggiore è la probabilità che le persone decidano di migrare[17].
In alcuni contesti le persone non migrano per indisponibilità di risorse economiche, mancanza di accesso alle informazioni, assenza di reti sociali o di componenti del nucleo familiare in età lavorativa [18] o per dinamiche di genere o a causa di un forte attaccamento al luogo e alla cultura [19] : in queste circostanze assume un valore determinante la cooperazione internazionale, l’aiuto alla ricostruzione o alla riconversione produttiva di alcuni settori riducendo al minimo il livello di vulnerabilità soprattutto delle fasce più deboli.
Concludendo, è necessario ridurre la produzione delle merci inutili e delle merci dannose sapendo che la continua immissione sul mercato di prodotti nuovi brucia in tempi sempre più rapidi la soddisfazione fornita dagli oggetti acquistati e crea una frustrazione continua. Dobbiamo contribuire a far prevalere nel sistema dei valori il bello sull’utile, la solidarietà sulla competizione, l’amore per le persone sull’amore per le cose [20].
È necessario pesare l’impatto climatico di ogni nostra azione e non farlo come un sacrificio, ma nella consapevolezza che siamo tutti responsabili del salvataggio della Terra e di chi ci vive e vorrebbe continuare a farlo.
A cura di Luisa Mondo, Servizio di Epidemiologia, ASL TO3, Regione Piemonte
luisa.mondo@epi.piemonte.it
[1] Pörtner et al., 2022, IPCC Sixth Assessment Report
[2] https://www.saepe.it/corso/cambiamento-climatico-salute
[3] https://marine.copernicus.eu/news/copernicus-ocean-state-report-8
[4] https://www.who.int/health-topics/heatwaves
[5] Trends of Heat-Related Deaths in the US, 1999-2023 – PMC
[6] Heat-related mortality in Europe during 2023 and the role of adaptation in protecting health | Nature Medicine
[7] WWF Living Planet Report 2024– A System in Peril
[8] The State of Food Security and Nutrition in the World 2024
[9] Cambiamenti climatici e migrazioni forzate: rifugiati ambientali Marco Correale Mobilità umane e nuove geografie migranti ISBN 978-88-548-xxxx-x DOI 10.4399/97888548xxxxx7 pag. 137–151 (dicembre 2014)
[10] Scelte consapevoli: agire con etica per l’ambiente – Il punto
[11] What is climate-friendly eating? – Bhekisisa
[12] https://www.epicentro.iss.it/antibiotico-resistenza/resistenza
[13] Anthony J McMichael, John W Powles, Colin D Butler, Ricardo Uauy, Food, livestock production, energy, climate change, and health, The Lancet, September 13, 2007
[14] https://www.waterandfoodsecurity.org/scheda.php?id=41
[15] Hoekstra 2015, The water we Eat, Antonelli and Greco (eds), Springer
[16] https://altronovecento.fondazionemicheletti.eu/dossier-guerra-militarismo-e-devastazione-dellambiente/?print=pdf
[17] https://iris.cnr.it/handle/20.500.14243/108896
[18] Putting trapped populations into place: Climate change and inter-district migration flows in Zambia,
[19] Lived Vulnerabilities in Asylum and Migration. Confronting the ‘Vulnerability’ Label with Migrants’ Experiences, 2023 https://www.vulner.eu/130437/final-research-report
[20] Perché noi ecologisti abbiamo uno scarso consenso politico, Maurizio Pallante, 2024