È stato recentemente pubblicato il rapporto Oxfam sulle disuguaglianze nel quale si descrive come, nell’ultimo decennio, sia più che raddoppiata la ricchezza dei cinque miliardari più ricchi al mondo mentre per il 60% più povero dell’umanità non si è registrata nessun incremento patrimoniale.
La ricchezza è concentrata nel Nord globale: ci vive il 21% dell’umanità, ma è localizzato il 69% della ricchezza netta privata ed il 74% della ricchezza miliardaria globale. Al pari dei soggetti ricchi, anche le grandi multinazionali stanno accumulando redditi enormi, in particolare 14 compagnie petrolifere e del gas, 2 marchi di lusso, 22 società del settore finanziario, 11 aziende farmaceutiche; utilizzano il proprio potere di mercato agendo con modalità che generano e aumentano ulteriormente le disuguaglianze, ad esempio non aumentano i salari (facendo sì che molti lavoratori restino poveri) e allocano i profitti agli azionisti che ricevono i dividendi.
Il divario patrimoniale negli anni si accresce e, purtroppo, tende a normalizzarsi: per fare un esempio, in Italia, alla fine del 2022, l’1% della popolazione più ricca era titolare di un patrimonio 84 volte superiore a quello del 20% più povero.
E’ importante sottolineare che, a livello globale, gli uomini detengono una ricchezza superiore di 105.000 miliardi dollari a quella delle donne: una donna che lavora nella sanità o nel sociale impiega 1.200 anni per guadagnare quanto percepisce, in media in un anno, l’Amministratore Delegato di una delle 100 imprese più grandi della lista Fortune.
Si confermano i divari salariali di genere (le donne sono marcatamente più presenti tra i lavoratori a bassa retribuzione, più precari e meno tutelati, nel 2019, su scala globale, hanno percepito appena 51 centesimi a fronte di ogni dollaro guadagnato dagli uomini) e i carichi del lavoro di cura sono a carico delle donne. Su oltre 1.600 tra le più grandi ed influenti imprese al mondo soltanto il 24% ha preso un impegno pubblico sulla parità di genere; solo il 2,6% di queste rende pubbliche le informazioni sul divario salariale di genere tra i propri dipendenti. Anche migranti e minoranze etniche sono spesso soggetti a sfruttamento lungo le filiere di produzione.
Inoltre, la riduzione della tassazione societaria e le pratiche di abuso fiscale internazionale hanno privato i Paesi di tutto il mondo, di migliaia di miliardi di dollari destinabili a politiche di contenimento della disuguaglianza e della povertà; il fenomeno è particolarmente grave nei Paesi del Sud del mondo le cui entrate fanno maggior affidamento sulle imposte delle società per finanziare la propria spesa.
In tutto il mondo, si registra da anni una crescente tendenza alla privatizzazione dei servizi pubblici che porta ad una sempre più marcata presenza del settore privato nella sfera pubblica, con il conseguente indebolimento della capacità dei governi di garantire servizi pubblici universali e di alta qualità in grado di ridurre le disuguaglianze: mercificazione di servizi di primaria importanza come l’acqua, l’istruzione, l’assistenza sanitaria ed un accesso ai servizi riservato solo a chi può permettersi di pagare.
Per quanto riguarda l’Italia, il forte incremento della povertà, negli ultimi due decenni, richiede particolare attenzione: non è più concentrata in alcune zone del Mezzogiorno o tra le coorti più anziane a basso reddito, ma interessa anche le regioni settentrionali e le giovani generazioni. Nuclei più giovani – con redditi mediamente più bassi, minori risparmi o beni ereditati – mostrano da tempo, nelle rilevazioni ISTAT, una capacità di spesa più contenuta. L’incidenza della povertà è parimenti molto elevata in nuclei familiari con un solo percettore di redditi da lavoro a riprova che un solo lavoratore in famiglia spesso non basta ad evitare la condizione di povertà. La persistenza intergenerazionale della povertà (chi cresce in povertà in Italia e vive in povertà in età adulta) è più intensa in Italia rispetto alla maggior parte dei Paesi europei.
Garantire un futuro più equo e dignitoso per tutti è un imperativo etico: misure fiscali eque, politiche che ridiano potere, dignità e valore al lavoro, un sistema di welfare a vocazione universalistica che tuteli chiunque si trovi in condizione di bisogno rappresentano alcuni punti fondamentali verso tale uguaglianza.
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A cura di Luisa Mondo, Servizio di Epidemiologia ASL TO3, luisa.mondo@epi.piemonte.it