È ormai noto alla letteratura economica che la disoccupazione, soprattutto se involontaria e prolungata, può avere conseguenze permanenti (da qui il termine scar – ossia proprio come le cicatrici, indelebili), quali una maggiore probabilità di ricaduta in episodi di disoccupazione, e in caso di reimpiego, di carriere frammentate e con salari più bassi rispetto ai periodi pre-disoccupazione (Arulampalam, 2001; Jacobson et al. 2009).
Queste conseguenze avverse possono influenzare negativamente anche la salute e la qualità della vita dei lavoratori coinvolti. Innanzitutto, la deprivazione economica può diminuire la capacità di accesso a risorse mediche, abitative e alimentari adeguate. Inoltre, la precarietà e l’insicurezza lavorativa, la perdita di contatti personali e di un ruolo sociale, aumentano lo stress, che può provocare processi patogeni di tipo immunitario e infiammatorio e infine, la precarietà economica e lo stress tendono a promuovere l’insorgenza o l’acuirsi di alcuni comportamenti nocivi alla salute, quali il consumo di sigarette, alcol e l’inattività fisica (Bartley 1994).
È quindi importante, soprattutto in anni di prolungata recessione e aumento generalizzato della disoccupazione, soffermarsi non solo sulle conseguenze economiche della disoccupazione, ma anche sugli effetti che a catena si propagano sulla salute delle persone coinvolte.
Lo studio mostra la presenza di una forte associazione fra disoccupazione di lungo periodo e incidenza di malattia coronarica per tutti i lavoratori dipendenti del settore privato oggetto dell’analisi. A seguito di periodi di disoccupazione maggiori di tre anni, la probabilità di infarto aumenta del 90% rispetto a chi non ha vissuto la disoccupazione (RR 1.90, p<0.1). L’effetto è particolarmente forte fra i lavoratori che diventano disoccupati dopo una carriera di relativa sicurezza e stabilità, i quali mostrano un rischio di infarto pari a circa il triplo rispetto a lavoratori simili, ma che non hanno subito la disoccupazione (RR 2.80, p<0.01). Infine, i lavoratori che escono dalla disoccupazione avviando un’attività di lavoro autonomo risultano essere i più vulnerabili, poiché per loro anche una disoccupazione di breve durata aumenta significativamente il rischio di infarto (RR 2.18, p<0.01).
Come è stato realizzato lo studio
Lo studio è stato realizzato su WHIP-Salute, una base dati di origine amministrativa rappresentante il 7% dei lavoratori presenti negli archivi INPS, a cui sono stati agganciati i dati dei ricoveri ospedalieri per malattia coronarica (codici ICD 410–414).
Per ridurre il problema della causalità inversa (che risulterebbe nel caso in cui a diventare disoccupati fossero quei lavoratori con condizioni di salute peggiore), il disegno dello studio prevede tre finestre temporali in cui osservare le variabili di interesse: le caratteristiche individuali pre-disoccupazione sono osservate negli anni 1985-1996, la disoccupazione nel 1997-2003, e l’outcome di salute nel 2004-2008. Inoltre, l’analisi è eseguita su un campione di lavoratori molto omogeneo, composto da maschi di 30-55 anni, italiani, dipendenti nel settore privato con mansioni manuali, e con simili periodi di interruzione lavorativa per malattia o disoccupazione (N=69,937). Il metodo di analisi statistica adottato è il “Propensity Score Matching”, che permette di accoppiare, e quindi confrontare, solo i disoccupati e i lavoratori con le stesse caratteristiche (età, anni di lavoro, salario, settore, giornate di malattia, ecc.) nei 12 anni di carriera pre-disoccupazione.
Indicazioni per la pratica / politiche
In ambito clinico, la disoccupazione di lungo periodo andrebbe considerata un fattore di rischio per la malattia coronarica, poiché associata a un RR molto elevato (RR 1.90, p<0.1), simile come forza a quello associato allo stato di fumatore (Mons et al. 2015). Le politiche nazionali dovrebbero promuovere con urgenza interventi a favore del reinserimento lavorativo delle persone in disoccupazione di lunga durata e rafforzare la capacità dei centri per l’impiego presenti sul territorio di fornire supporto ai disoccupati, non solo in termini di orientamento lavorativo ma anche psicologico.
Scarica lo studio “Scar on my heart. Effects of unemployment experiences on coronary heart disease”
Arulampalam, W. (2001). Is unemployment really scarring? Effects of unemployment experiences on wages. Economic Journal, F585-F606
Bartley, M. (1994). Unemployment and ill health: understanding the relationship. Journal of epidemiology and community health, 48(4), 333-337
Jacobson, L. S., LaLonde, R. J., & Sullivan, D. G. (1993). Earnings losses of displaced workers. The American Economic Review, 685-709.
Mons, U., Müezzinler, A., Gellert, C., Schöttker, B., Abnet, C. C., Bobak, M., … & Kromhout, D. (2015). Impact of smoking and smoking cessation on cardiovascular events and mortality among older adults: meta-analysis of individual participant data from prospective cohort studies of the CHANCES consortium. BMJ; 350 :h1551