Non ci sono più le mezze stagioni
Le temperature estreme, sia fredde che calde, possono superare la capacità del corpo umano di adattarsi, causando malattie e morti. La letteratura scientifica mostra che il rapporto tra temperatura e mortalità segue una curva a U (o a J inversa), con aumenti di rischio sia a temperature basse che alte, ma con notevoli variazioni geografiche.
Attualmente, le morti da freddo superano di oltre 8 volte quelle da caldo, ma con un aumento di 3°C della temperatura globale, il rapporto scenderebbe a 2,6 entro il 2100, a causa dell’aumento delle morti da caldo nelle regioni meridionali dell’Europa. Tuttavia, la mortalità da freddo non diminuirà drasticamente, soprattutto nei paesi nordici e tra le persone più vulnerabili, per via di fattori come l’età avanzata, l’isolamento sociale e la povertà energetica.
Lo studio sottolinea che il semplice aumento delle temperature non basterà a ridurre la mortalità da freddo, e che le proiezioni future devono considerare anche fattori demografici, sociali e sanitari per valutare con precisione l’impatto dei cambiamenti climatici sulla salute umana.
Di seguito una sintesi dello studio
Introduzione
Punti chiave
- Temperature troppo alte o troppo basse hanno un impatto importante sulla salute umana,
- il cambiamento climatico è legato a effetti negativi sulla salute fisica e mentale, oltre che sul benessere delle comunità,
- circa un terzo dei decessi causati dal caldo è attribuibile al cambiamento climatico provocato dall’uomo,
- la maggior parte degli studi si è concentrata sull’Europa occidentale, mentre Scandinavia ed Europa orientale sono state meno analizzate,
- le ricerche precedenti hanno considerato poco le differenze demografiche e i fattori che influenzano la vulnerabilità al caldo e al freddo, come le condizioni socioeconomiche e ambientali locali,
- le proiezioni future si sono focalizzate soprattutto sui decessi da caldo, trascurando quelli causati dal freddo.
Obiettivo dello studio
L’obiettivo di questo studio è quello di stimare le morti dovute a temperature non ottimali in 1368 regioni di 30 paesi, inclusi i 27 Stati membri dell’UE, nonché Norvegia, Svizzera e Regno Unito, considerando le caratteristiche specifiche per età e le vulnerabilità socioeconomiche locali.
Metodi
È stato applicato un metodo in tre fasi per stimare il rischio legato alla temperatura lungo le dimensioni dell’età e dello spazio.
Le funzioni di esposizione-risposta specifiche per età e città sono state ottenute da un elenco completo di 854 città europee, tratto dal database Urban Audit di Eurostat.
Gli aggregati regionali sono stati calcolati utilizzando un metodo di aggregazione ed estrapolazione che incorpora l’incidenza del rischio nelle città vicine.
La mortalità è stata stimata per le condizioni attuali (1991–2020) e per quattro diversi livelli di riscaldamento globale:
- aumenti di 1,5°C e 2°C, corrispondenti agli obiettivi climatici di Parigi,
- aumento di 3°C in base alle attuali politiche climatiche in vigore,
- aumento di 4°C, una stima estremamente elevata rappresentativa dell’assenza di politiche climatiche
per regioni e sottoregioni, utilizzando un insieme di 11 modelli climatici prodotti dall’esperimento Coordinated Regional Climate Downscaling Experiment-CMIP5 per l’Europa, e dati di proiezione della popolazione da EUROPOP2019.
Si è utilizzato lo schema geografico M49 delle Nazioni Unite (UN M49 geoscheme22) per definire le macroregioni:
- Sud: Croazia, Cipro, Grecia, Italia, Malta, Portogallo, Slovenia e Spagna;
- Ovest: Austria, Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo, Paesi Bassi e Svizzera;
- Nord: Danimarca, Estonia, Finlandia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Norvegia, Svezia e Regno Unito;
- Est: Bulgaria, Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Romania e Slovacchia.
Risultati principali
Mortalità legata a freddo e caldo (1991-2020):
- tra il 1991 e il 2020 si sono registrati circa 407.538 decessi all’anno legati a temperature estreme: 363.809 dovuti al freddo e 43.729 al caldo;
- i decessi da freddo variano molto tra le regioni: da 25 a 300 morti ogni 100.000 persone, con i valori più bassi in Europa centrale e meridionale, e i più alti in Europa orientale e nei Paesi baltici;
- i decessi da caldo aumentano spostandosi da nord a sud, con il sud Europa che registra sei volte più morti rispetto al nord;
- il rischio di morire per il caldo dipende soprattutto da temperature estive più elevate al sud, mentre il rischio da freddo è meno legato alle temperature invernali estreme;
- in media, i decessi da freddo superano di gran lunga quelli da caldo, con un rapporto di 8,3 a 1, ma con forti differenze regionali (da 3,3 a 1 in Slovenia fino a 132,5 a 1 in Irlanda);
- i decessi da caldo mostrano una maggiore variabilità geografica rispetto a quelli da freddo;
- si rileva una correlazione positiva tra il PIL pro capite regionale e i rischi di mortalità.
Proiezioni fino al 2100:
- Entro il 2100, i decessi legati al caldo in Europa potrebbero superare le 234.000 morti all’anno, contro circa 43.729 registrati nel periodo 1991–2020. In alcune regioni, i picchi di mortalità potrebbero spostarsi dall’inverno all’estate;
- il rapporto tra morti da freddo e da caldo diminuirà sensibilmente: da 8,3 a 1 oggi, a 1,4 a 1 nello scenario peggiore (+4°C di riscaldamento globale);
- il tasso totale di mortalità legata a temperature estreme potrebbe aumentare del 15%, passando da 98,7 a 113,6 decessi ogni 100.000 persone, pari a circa 55.000 morti in più all’anno;
- le morti da freddo potrebbero diminuire in alcune zone dell’Europa orientale e in alcune aree di Germania, Francia, Italia e Portogallo, ma aumentare in Paesi come Polonia, Repubblica Ceca, Irlanda e nelle regioni scandinave;
- le morti da caldo aumenteranno ovunque in Europa, con picchi fino a 92 morti in più ogni 100.000 persone in alcune regioni della Spagna;
- l’invecchiamento della popolazione, in particolare l’aumento degli over 85, renderà le persone più vulnerabili alle temperature estreme;
- le aree più a rischio di mortalità da caldo entro il 2050 saranno nel Sud Europa (Spagna, Italia, Grecia), con alcune zone del nord della Francia anch’esse a rischio (figura 1)
- le regioni più orientali saranno interessate da un’intensificazione del riscaldamento, ma il rischio totale di morte attribuibile al caldo sarà mitigato principalmente da un forte calo della mortalità totale in queste aree. Nel nord Europa, la temperatura media estiva aumenterà, ma non abbastanza da causare decessi aggiuntivi; tuttavia, l’invecchiamento della popolazione renderà queste aree più suscettibili a ondate di calore estreme.

Questa mappa bivariata mostra l’effetto combinato dell’invecchiamento della popolazione e del riscaldamento globale nel determinare il rischio di mortalità legata al caldo previsto per la metà del secolo (equivalente a un mondo con +2 °C e rappresentativo di un obiettivo per le politiche sanitarie di medio termine).
La mappa combina il cambiamento atteso della temperatura media estiva a livello regionale con la quota prevista di popolazione con più di 85 anni (la fascia d’età che presenta un rischio relativo di mortalità più elevato) entro l’anno 2050.
Limiti dello studio
Le analisi presentano alcune limitazioni da considerare. I dati si basano su popolazioni urbane di città medio-grandi, quindi non rappresentano adeguatamente le aree rurali o alcune regioni, in particolare nei paesi dell’Est. Le città, più esposte allo stress da caldo e all’effetto isola di calore, potrebbero portare a una sovrastima dei rischi. Inoltre, non sono stati considerati né l’adattamento al caldo futuro né eventuali misure di mitigazione.
Si è applicato un metodo di doppia estrapolazione (dalle città alle regioni e da queste alle regioni con dati mancanti), il che comporta una propagazione dell’incertezza delle stime. In quarto luogo, l’effetto della temperatura sui neonati, un gruppo di popolazione altamente vulnerabile, non è stato indagato a causa del numero troppo basso di decessi in quella fascia, insufficiente per essere adeguatamente incluso in questo tipo di analisi.
Implicazioni
I rischi per la salute legati al clima mostrano forti differenze regionali, pertanto le politiche di adattamento devono essere calibrate localmente, tenendo conto di fattori climatici, demografici e socioeconomici. Cambiamenti demografici e riscaldamento saranno le principali cause di disuguaglianze, che richiedono interventi mirati per proteggere le popolazioni più vulnerabili e limitare le disuguaglianze in salute.
Bibliografia
García-León D, Masselot P, Mistry MN, Gasparrini A, Motta C, Feyen L, Ciscar JC. Temperature-related mortality burden and projected change in 1368 European regions: a modelling study. Lancet Public Health. 2024 Sep;9(9):e644-e653. doi: 10.1016/S2468-2667(24)00179-8. Epub 2024 Aug 21
Sintesi e traduzione a cura di Luisella Gilardi, Centro di Documentazione per la Promozione della Salute (DoRS) ASL TO3- Regione Piemonte