L’universalismo sanitario in Italia: un mito da sfatare

Quasi 50 anni fa è stato istituito il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) italiano, fondato sui principi di universalismo, equità e solidarietà. Dove ci troviamo oggi? In una società che invecchia, dove si fa sempre più fatica a bilanciare i crescenti bisogni sanitari con le risorse disponibili per sostenere l’assistenza, rispondere a questa domanda è fondamentale. Su The Lancet Public Health, i Collaboratori Italiani dello Global Burden of Diseases, Injuries, and Risk Factors Study (GBD) hanno pubblicato le stime per l’Italia per una serie di indicatori che fotografano la situazione attuale con evidenti differenze tra le macroregioni italiane.

Di seguito la sintesi dello studio

Introduzione

Punti chiave

  • La riforma del titolo V della Costituzione Italiana del 2011 ha portato a una maggiore autonomia nella gestione dei servizi sanitari da parte delle 21 amministrazioni regionali italiane (19 regioni e due province autonome).
  • In termini di copertura sanitaria universale, il SSN italiano, un tempo considerato tra i migliori al mondo, non rientra più tra i primi dieci secondo diverse classifiche internazionali
  • Aumento della privatizzazione, soprattutto per l’assistenza secondaria, terziaria e a lungo termine,
  • Tasso di fecondità basso 1,24 al di sotto del 2,1 (tasso adeguato per garantire un buon ricambio generazionale)
  • Popolazione invecchia: età media di 48,4 anni, 25 per cento della popolazione ha più di 65 anni. L’Italia è il Paese più anziano d’Europa
  • Maggiori problemi di salute e presenza di più patologie croniche
  • Frammentazione interregionale e intraregionale dell’infrastruttura dei dati sanitari che ostacola la condivisione delle cartelle cliniche elettroniche, dei dati ospedalieri, delle informazioni della medicina territoriale e dei medici di medicina generale, impedendo un’efficace interoperabilità e scambio di dati

Metodi

Questo studio utilizza le stime per l’Italia fornite dallo Global Burden of Diseases, Injuries, and Risk Factors Study 2021. Sono analizzati i trend e le differenze geografiche nel carico di malattia dal 2000 al 2021.

Le misure includono:

  • l’aspettativa di vita
  • l’aspettativa di vita in buona salute (HALE)
  • gli anni vissuti con disabilità (YLD)
  • gli anni di vita persi (YLL)
  • gli anni di vita corretti per disabilità (DALY)

Tali indicatori sono osservati a livello nazionale, macroregionale e subnazionale.

La speranza di vita in buona salute (HALE, Health-Adjusted Life Expectancy) è un indicatore che combina la durata della vita con la qualità della stessa, tenendo conto delle disabilità e delle malattie che influiscono sul benessere di una persona. In altre parole, l’HALE misura il numero di anni di vita che una persona può aspettarsi di vivere in buona salute, ossia senza disabilità gravi o malattie invalidanti.

Gli anni vissuti con disabilità (YLDs, Years Lived with Disability) sono una misura del carico di malattia che rappresenta il numero di anni di vita vissuti con una disabilità di qualsiasi gravità. Questo indicatore tiene conto della durata e della gravità delle condizioni di salute che causano una disabilità, come malattie croniche, infortuni o disturbi mentali.

Gli anni di vita persi (YLLs, Years of Life Lost) sono una misura del carico di malattia che rappresenta il numero di anni di vita persi a causa della morte prematura. Si calcolano come la differenza tra l’età alla morte e l’aspettativa di vita media per una persona in una determinata popolazione o gruppo.

I Disability-Adjusted Life Years (DALYs) sono una misura complessiva del carico di malattia che combina sia gli anni di vita persi a causa di morte prematura (YLLs, Years of Life Lost) che gli anni vissuti con disabilità o malattia (YLDs).

Risultati principali

  • Nel 2021, le macroregioni del Sud e delle Isole mostrano un carico di mortalità più elevato, sia in termini di tassi grezzi sia standardizzati per età;
  • le regioni del nord presentano migliori risultati in termini di salute, caratterizzati da una maggiore aspettativa di vita e di aspettativa di vita in buona salute (HALE); hanno, tuttavia, un carico di malattia maggiore poiché vi risiedono più persone anziane;
  • gli anni di vita vissuti con disabilità sono, essenzialmente, attribuibili a mal di schiena, cadute e disturbi da cefalea;
  • le donne presentano un’aspettativa di vita più alta rispetto agli uomini, ma accumulano un carico di malattia maggiore a causa di condizioni croniche come l’Alzheimer e il diabete, entrambe salite tra le prime dieci cause di DALYs (anni di vita corretti per disabilità)
  • Il carico dei disturbi d’ansia è aumentato negli ultimi 20 anni, e ancor di più nel 2020 e 2021, mentre i disturbi depressivi, la cui tendenza era in leggera diminuzione, hanno mostrato un forte aumento nel 2020 e non sono tornati ai livelli pre-pandemici nel 2021.

Cosa fare?

  • Promuovere l’invecchiamento sano con politiche di invecchiamento attivo, come i servizi di assistenza geriatrica, l’inclusione sociale, le politiche di benessere mentale e fornendo supporto ai caregiver;
  • promuovere l’attività fisica e una dieta sana, prevenire gli infortuni e fornire servizi di riabilitazione adeguati per contrastare l’aumento del carico di disabilità, in particolare i disturbi muscoloscheletrici;
  • rafforzare l’assistenza primaria e le iniziative basate sulla comunità può facilitare la diagnosi precoce e la gestione delle condizioni croniche, riducendo così gli effetti della disabilità;
  • espandere l’accesso alle cure di salute mentale, ridurre lo stigma e integrare i servizi di salute mentale nell’assistenza sanitaria primaria;
  • uniformare la qualità delle cure sanitarie e l’accesso ai servizi sanitari tra le diverse regioni italiane: i dati presentati suggeriscono che le malattie trattabili e la mortalità evitabile sono strettamente legate alle modalità di erogazione dei servizi sanitari;
  • allontanarsi dalla privatizzazione, dare priorità al rafforzamento del sistema sanitario pubblico, garantire la fornitura di servizi accessibili per ridurre le spese private e affrontare efficacemente le disparità;
  • concentrarsi sulla riduzione dei fattori di rischio comportamentali, come il fumo e il consumo di alcol, che sono ancora importanti fattori che contribuiscono al carico di malattia
  • migliorare lo screening precoce per le patologie croniche può aiutare a migliorare la rilevazione e la gestione delle condizioni prima che diventino gravi
  • riorganizzare i servizi sanitari locali per implementare efficacemente queste misure preventive e migliorare la salute nella comunità.

La pandemia di COVID-19 ha messo in evidenza l’importanza della resilienza e della capacità di adattamento nei sistemi sanitari e negli interventi di salute pubblica. Il rafforzamento delle infrastrutture sanitarie, il potenziamento delle capacità di sorveglianza e risposta, e la promozione dell’equità in salute aiuteranno a mitigare gli effetti di future crisi sanitarie.


Naghavi M; GBD 2021 Italy Subnational Burden of Disease Collaborators. State of health and inequalities among Italian regions from 2000 to 2021: a systematic analysis based on the Global Burden of Disease Study 2021. Lancet Public Health. 2025 Apr;10(4):e309-e320.


Sintesi e traduzione a cura di Luisella Gilardi – Centro Regionale di Documentazione per la Promozione della Salute (DoRS) – ASL TO3

luisella.gilardi@dors.it