LaVàl.: un laboratorio di comunità per abitare la cura
Come in molte valli alpine, anche in Valchiusella l’accesso ai servizi può essere più difficile a causa della dispersione abitativa, della conformazione montuosa del territorio e della distanza dai principali poli urbani. Nonostante questo, la valle — che conta 5.183 residenti al 1° gennaio 2025 — negli ultimi anni ha visto una lieve crescita demografica (nel 2023 gli abitanti erano 5.161), segno di una vitalità che resiste. Questo modello si chiama LaVàl.: un laboratorio territoriale nato nel 2018 all’interno del Corso di Laurea in Infermieristica dell’ASL TO4 di Ivrea (Università di Torino), promosso da un gruppo di lavoro multidisciplinare che ha unito competenze infermieristiche, antropologiche, sociologiche ed educative, con la collaborazione del delle due Società Operaie di Mutuo Soccorso (SOMS) presenti sul territorio e il coinvolgimento diretto di otto comuni della valle.
LaVàl. nasce dalla volontà di superare la logica ospedalocentrica e formare professionisti della salute capaci di leggere e abitare il territorio, riconoscendone le fragilità ma anche le risorse.
Un piccolo gruppo di docenti e amministratori ha dato avvio all’esperienza con un esperimento: tre giorni di stage in un bed & breakfast di Brosso, con alcuni studenti affiancati da volontari della SOMS. Da allora, grazie a una progettazione partecipata e alla tenacia di chi ha creduto nella valle, il progetto si è ampliato fino a coinvolgere gruppi di studenti per periodi di un mese, in stage residenziali, con momenti di restituzione pubblica e una ricca interazione con la comunità locale.
Il cuore del progetto è un tirocinio immersivo nel territorio. Gli studenti, provenienti perlopiù da corsi di laurea in infermieristica triennale e magistrale, ma anche da antropologia, sociologia, educazione professionale e altre discipline, vivono per alcune settimane nei comuni della Valchiusella, affiancati da cittadini, volontari e professionisti. Questa pluralità di sguardi alimenta una vera cultura dello scambio: le competenze si contaminano, le letture si integrano, e il territorio diventa uno spazio in cui imparare a lavorare insieme, superando confini professionali e organizzativi.
Non si tratta solo di osservare, ma di partecipare: entrare nelle case, frequentare le associazioni, accompagnare l’infermiere di famiglia, ascoltare i racconti, conoscere i servizi e i vuoti. La valle diventa così una palestra formativa dove si impara a guardare con occhi nuovi i bisogni e le risorse, e a pensare alla cura come relazione e come attività collettiva.

Uno degli elementi centrali del laboratorio è la “Rete delle competenze“: ogni comune ha censito attività, luoghi e risorse (scuole, ambulatori, associazioni, eventi) mettendo a disposizione degli studenti occasioni di incontro e apprendimento. La formazione non avviene solo accanto a professionisti sanitari, ma anche con farmacisti, sindaci, maestri di banda, volontari, semplici cittadini.
Come ha raccontato Lucia Pavignano, docente, tutor e referente del progetto, è un po’ come in ospedale, dove al tutor affiancano gli infermieri guida: “Qui gli affiancatori sono i cittadini e le cittadine. Abbiamo chiesto ai comuni di mappare tutte le risorse esistenti, dalle associazioni al mercato settimanale. Abbiamo formato le persone a far conoscere il proprio paese agli studenti, anche semplicemente offrendo una merenda e raccontando la propria storia.“
Il parallelismo con l’ospedale non vuole banalizzare le differenze tra i due contesti, ma rafforzare l’idea che la professionalità infermieristica non si snatura nel passaggio al territorio. Al contrario, si adatta, si estende, si arricchisce di relazioni e competenze contestuali. Come afferma Pavignano: “L’ospedale è davvero un piccolissimo pezzettino della vita. E se non alleniamo lo sguardo a vedere chi e cosa c’è dietro il paziente, rischiamo di perdere tutto il resto”.
Questo approccio non indebolisce la formazione clinica, ma la completa: allena a riconoscere le fragilità non solo sanitarie, ma sociali, ambientali, relazionali.
Lo sguardo antropologico e quello infermieristico si intrecciano continuamente. Agli studenti viene chiesto di tenere un diario, di riflettere sull’esperienza, di raccogliere storie e di produrre materiali divulgativi da restituire alla comunità. Alcuni preparano incontri pubblici su temi di salute (prevenzione, primo soccorso, bagni di foresta, intossicazioni da funghi, sani stili di vita), altri scrivono articoli o curano bibliografie tematiche.
La presenza degli studenti ha avuto anche un impatto trasformativo: è cresciuta nella valle la consapevolezza del valore di una figura come l’infermiere di famiglia e comunità. La popolazione ha iniziato a riconoscerne l’utilità, l’ASL TO4 ha colto l’opportunità e nel 2022 è stata inaugurata a Vistrorio la prima Casa della Comunità spoke dell’area, frutto anche di un percorso condiviso di rigenerazione di un ex consultorio. Oggi quella casa ospita, oltre all’IFeC (Infermiere di Famiglia e di Comunità), anche ostetrica di comunità, assistente sociale, psicologa di comunità e medici di medicina generale e, su prenotazione, è disponibile anche per gli incontri delle oltre 50 associazioni del territorio.
Il progetto LaVàl. è quindi molto più di un tirocinio. È un modo di abitare la professione, di riscoprire il senso di fare salute nei luoghi, di mettere in relazione le generazioni. È una risposta concreta al rischio di marginalità e isolamento delle aree interne, un tentativo di costruire nuove alleanze tra saperi, istituzioni e comunità.
In un tempo in cui il PNRR e il DM 77 ci chiedono di investire sulla prossimità, LaVàl. mostra che è possibile farlo senza calare modelli dall’alto, ma partendo dai territori, dalle relazioni e dalla capacità di accogliere chi arriva come una risorsa.
Un altro elemento distintivo è la co-partecipazione economica dei comuni: ciascuna amministrazione contribuisce al progetto con una quota simbolica ma significativa di 1,5 euro ad abitante, con una convenzione triennale, da pochi mesi rinnovata per la seconda volta. Questo investimento permette di garantire l’accoglienza e la permanenza degli studenti in valle, sottolineando l’importanza di un impegno condiviso per la salute del territorio.
In Valchiusella la cura non è solo un servizio: è un modo di stare insieme. E gli studenti che passano da lì non imparano solo una professione, ma forse anche un modo diverso di abitare il mondo.
È un’esperienza che ci proponiamo di raccontare ancora, dando voce a chi la rende possibile: sindaci, studenti, associazioni, cittadini. Perché dentro LaVàl. ci sono molte storie, e ciascuna ci aiuta a immaginare nuovi modi di fare salute nei territori.
NB – Il sito LaVàl. – Laboratorio Valchiusella non è aggiornato, ma le attività in Valchiusella fervono più che mai! Per informazioni diego.targhettadur@unito.it (3339255821) ) lucia.pavignano@unito.it (3337279658)
Riferimenti utili:
– DM 77/2022 – Riforma dell’assistenza territoriale
– PNRR – Missione 6: Salute
– Montagne in Movimento – Case del Benessere
– Progetto DFC – Dementia Friendly Community (Federazione Alzheimer Italia)
– Corso di Laurea Infermieristica ASL TO4 – sede Ivrea
– Coordinamento SOMS Piemonte
– Network Montagne in Movimento
– Associazione “La Piazzetta” – Valchiusella
– Zanini Roberta Clara, Campagna Amalia, Volta Matteo (2025), Invecchiare in una valle del Nord Italia: le reti dicura informali in un sistema di welfare che cambia
Foto copertina “Veduta della Valchiusella”, foto di Giovanni Dughera via piemonteis.org
A cura di Silvia Pilutti, Prospettive ricerca socio-economica s.a.s. e Giulia Caruso, Centro di Documentazione per la Promozione della Salute (DoRS) ASL TO3- Regione Piemonte