Ci prendiamo cura della comunità. Strumenti, metodi ed esperienze per attivare il territorio. Rete Italiana di cultura popolare, 2024

Cosa significa davvero “attivare una comunità”? È un concetto che sentiamo spesso, ma che rischia di rimanere vago. Questo libro parte proprio da qui, cercando di dare concretezza a un’idea che va oltre l’assistenzialismo per diventare un processo di crescita collettiva.

Attraverso il racconto di esperienze reali, come il Portale dei Saperi e le Portinerie di Comunità, il libro esplora un modello che non si limita a rispondere ai bisogni, ma che aiuta le persone a riconoscere e valorizzare le proprie competenze, mettendole in connessione con opportunità concrete. Non si tratta solo di “dare una mano”, ma di costruire legami e possibilità, in cui ognuno possa sentirsi parte attiva del cambiamento.

Il libro ci porta dentro pratiche innovative, come il progetto Indovina chi viene a cena?, dove la convivialità diventa uno strumento di incontro e scambio culturale, o l’Inside/Out School, che trasforma la scuola in un punto di riferimento per tutto il quartiere. Si parla di mutuo aiuto, di economie di prossimità, di inclusione e di reti collaborative che coinvolgono cittadine e cittadini, istituzioni, enti del terzo settore e imprese.

Al centro di queste esperienze ci sono i luoghi, intesi non solo come spazi fisici, ma come ambienti relazionali che prendono forma e significato attraverso la partecipazione di chi li vive. Portinerie, scuole, biblioteche, piazze e spazi condivisi diventano punti di riferimento dinamici, in grado di rinnovarsi e adattarsi ai bisogni emergenti. Non sono semplici contenitori di servizi, ma realtà che si trasformano insieme alle comunità, intrecciando relazioni, favorendo nuove forme di collaborazione e rispondendo alle sfide poste dai cambiamenti sociali.

E con la stessa concretezza emerge una questione fondamentale: come rendere questi progetti replicabili e sostenibili nel tempo, evitando che restino esperienze isolate?

Alcuni elementi chiave sono il radicamento nel territorio (place-based), l’uso di strumenti digitali come il Portale dei Saperi e la definizione di un modello strutturato che garantisca qualità, adattabilità e continuità. In questo senso, il social franchising rappresenta una possibile soluzione per ampliare l’impatto senza perdere coerenza con i contesti locali: attraverso standard condivisi, formazione continua e misurazione dell’impatto, permette di sviluppare nuove iniziative all’interno di una rete già consolidata.

Il libro propone anche una riflessione sul ruolo delle politiche pubbliche. Oggi, molte di queste esperienze dipendono da bandi e finanziamenti a termine, con il rischio di una pianificazione frammentata e discontinua. La vera sfida è far comprendere ai decisori che questi modelli non dovrebbero basarsi esclusivamente sulla capacità di accedere a fondi temporanei, ma essere riconosciuti come parte integrante delle strategie di welfare territoriale. Solo così possono diventare strumenti stabili di coesione sociale e sviluppo locale, anziché rimanere iniziative sperimentali destinate a esaurirsi con la fine di un progetto.

Questo libro è un viaggio nelle pratiche di attivazione sociale, raccontato con uno sguardo concreto e senza idealizzazioni. Perché lavorare con le comunità significa anche affrontare conflitti, sperimentare, sbagliare e riprovare. Ma soprattutto significa credere che il cambiamento non arrivi dall’alto, ma dalla capacità delle persone di prendersi cura, insieme, dei luoghi in cui vivono.

Qui il link alla pagina della rivista le “Chiacchiere di Portineria” che racconta attività, servizi e novità della “Rete nazionale delle Portinerie di comunità”. 


A cura di Silvia Pilutti, Prospettive ricerca socio-economica s.a.s. – silvia.pilutti@prospettivericerca.it