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Disuguaglianze di salute

Epidemiologia della salute della popolazione immigrata in Italia: evidenze dalle indagini multiscopo ISTAT

Tempo di lettura: 5 minuti

È stata appena pubblicata su Epidemiologia & Prevenzione la monografia “Lo stato di salute della popolazione immigrata in Italia: evidenze dalle indagini multiscopo Istat”.

La monografia presenta contributi originali sullo stato di salute della popolazione immigrata in Italia. Gli studi presentati costituiscono il risultato di due anni di attività scientifica condotta nell’ambito della collaborazione istituzionale tra INMP e ISTAT.

Le indagini Istat sulla Salute (2005 e 2013) e l’indagine speciale su Condizione e integrazione sociale dei cittadini stranieri (2011-2012) offrono una estesa varietà di informazioni sulle condizioni di salute degli immigrati in Italia e sull’accessibilità di questi ai servizi sanitari.

Le indagini sulla Salute, in particolare, condotte su circa 60.000 famiglie e 120.000 individui, consentono di valutare come si sono modificate le condizioni di salute degli immigrati nel tempo. Esse, infatti, presentano, in ogni edizione, set di indicatori confrontabili con le edizioni precedenti. Inoltre, per il disegno e la dimensione del campione, offrono analisi comparative tra la popolazione straniera e gli italiani.

Per quanto riguarda l’indagine  su Condizione e integrazione sociale dei cittadini stranieri, condotta su un campione nazionale di circa 10 mila famiglie con almeno un cittadino straniero residente (per un totale di oltre 20 mila cittadini stranieri), la presenza in un’unica fonte di una molteplicità di informazioni sulle condizioni di salute e sull’accessibilità ai servizi sanitari congiuntamente a numerosi altri temi offre, per la prima volta in Italia, set di dati che permettono di approfondire attraverso modelli ‘esplicativi’ le relazioni esistenti tra i fenomeni, cercando di valutare i fattori ad esso associati. L’indagine, inoltre, è progettata per permettere di effettuare analisi comparative, distinguendo rispetto alle principali nazionalità presenti in Italia.

 RISULTATI PRINCIPALI

  1. La salute della popolazione immigrata ai tempi della crisi: confronto fra le indagini salute ISTAT 2005 e 2012/2013

 Attraverso i dati dell’indagine multiscopo ISTAT sulle condizioni di salute e il ricorso ai servizi sanitari della popolazione è stato effettuato un confronto tra le edizioni 2005 e 2012/2013 per valutare lo stato di salute fisico e mentale percepito della popolazione immigrata in un periodo caratterizzato dalla crisi economica globale, che ha colpito in modo particolare le fasce di popolazione più deprivate, tra le quali gli immigrati. Effettuando un confronto con gli italiani si è osservato che, mentre nel 2005, gli stranieri presentavano uno stato di salute migliore, nel 2013 le differenze si sono ridotte, e, in aggiunta, è aumentata la quota di persone che dichiarano cattiva salute mentale, proporzionalmente in misura maggiore tra gli stranieri, soprattutto tra le donne.

Inoltre, i dati del 2013 evidenziano che gli stranieri che risiedono in Italia da oltre 10 anni hanno una probabilità superiore del 20% di dichiarare cattiva salute percepita rispetto a chi risiede in Italia da meno tempo.

  1. La prevenzione dei tumori femminili nelle donne straniere

 Nel 2013 il ricorso alla prevenzione femminile (Pap test e mammografia) era più elevato tra le donne italiane rispetto alle straniere, ma le distanze si sono ridotte rispetto al 2005.

Per il Pap test si è osservato un forte incremento della copertura per le straniere al Nord e al Centro, e un incremento modesto nel Mezzogiorno (inferiore alle italiane). Ne derivano differenze territoriali fra italiane e straniere in generale diminuzione, ma non nel Mezzogiorno, dove invece si ampliano.

Debole la prevenzione tra le donne di provenienza africana, intorno al 40% sia per il Pap test (negli ultimi 3 anni), che per la mammografia (negli ultimi 2 anni).

  1. Sovrappeso e obesità nella popolazione straniera

 Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ogni anno circa 2,8 milioni di decessi nel mondo sono attribuibili all’obesità e al sovrappeso. Questo fattore di rischio per la salute ha raggiunto complessivamente la prevalenza del 40% nella popolazione italiana. Secondo le stime ricavate dai dati Istat disponibili dall’indagine “Condizione e integrazione dei cittadini stranieri” (2011-2012), i cittadini stranieri tra i 18 e i 64 anni in sovrappeso erano il 30,9% e il 7,8% è obeso, determinando quindi una prevalenza di sovrappeso/obesità tra gli stranieri sovrapponibile a quella degli italiani.

Le prevalenze sono mediamente più alte tra gli uomini, essendo in sovrappeso/obesi quasi la metà degli stranieri (48,3%), diversamente dalle donne (30,4%).

Si osservano livelli diversificati per area di provenienza: prevalenze superiori alla media soprattutto tra gli uomini dei Paesi dell’Est Europa; tra le donne, prevalenze più alte tra marocchine, indiane, moldave e albanesi. L’avanzare dell’età, soprattutto per le donne, e la permanenza in Italia sono fattori associati alla condizione di sovrappeso/obesità. La permanenza in Italia determina un rischio superiore specialmente tra gli immigrati più giovani (18-35 anni di età). Il rischio è più elevato tra chi si trova in condizioni socio-economiche più svantaggiate, mentre è più basso per gli stranieri che vivono in famiglia con italiani.

  1. Discriminazione sul lavoro, integrazione sociale e salute mentale percepita tra gli immigrati in Italia

 Una delle conseguenze della crisi è stata l’accentuazione della competitività interna del mercato del lavoro, con rischi di discriminazione e diseguaglianze soprattutto per i lavoratori stranieri, più spesso impiegati in lavori precari e informali, con minori tutele e reti di protezione sociale. È noto come la discriminazione possa determinare problemi di salute mentale, da ansia e depressione fino a situazioni di isolamento sociale. I dati analizzati mostrano come tra i lavoratori immigrati in Italia che riferivano di aver subito episodi di discriminazione sul lavoro si aveva una probabilità di peggior salute mentale percepita di circa il 25% più elevata rispetto a chi dichiarava di non aver subito episodi di discriminazione. Come in parte atteso, la carenza di integrazione, misurata nel nostro studio in termini di sensazione di solitudine e basso livello di soddisfazione per la propria vita, si associa a una peggiore salute mentale percepita. Da rilevare, inoltre, che lo stato di salute mentale è influenzato dalla durata della permanenza in Italia: peggiora tra gli immigrati in Italia da almeno 5 anni.

  1. Il ricorso alle visite come forma di prevenzione primaria nella popolazione straniera

 Dall’indagine Istat su “Salute e ricorso ai servizi sanitari” del 2012/2013, si stima che le persone straniere residenti in Italia, considerandone le profonde eterogeneità, ricorrono complessivamente meno alle visite mediche generiche e specialistiche rispetto alla popolazione autoctona (21,4% vs 27%). L’analisi multivariata ha mostrato che tale differenza permane (OR: 0,81) dopo aver controllato per numerosi fattori: gli stili di vita, lo stato socio-economico e la tipologia di attività lavorativa, il grado di scolarizzazione. Un mancato accesso all’assistenza primaria è un fattore rilevante ai fini della salute delle persone immigrate e residenti che può accentuarne gli elementi di vulnerabilità. E’ necessario garantire alle persone immigrate equità di accesso a livelli di assistenza appropriati, poiché si è dimostrato che una corretta presa in carico costituisce una leva efficace per ridurre le disuguaglianze di salute.

  1. La copertura della vaccinazione antinfluenzale tra la popolazione adulta immigrata e italiana a rischio di complicanze

 Nel 2012-2013 la copertura vaccinale anti-influenzale tra gli immigrati a rischio di complicanze (anziani e individui affetti da determinate patologie croniche) è risultata pari al 16,9%, inferiore rispetto al 40,2% stimato tra i cittadini Italiani. Correggendo l’analisi in funzione delle differenze demografiche, socio-economiche e nel livello generale di utilizzo dei servizi sanitari, la ridotta copertura vaccinale rispetto ai cittadini Italiani appare spiegata da questi fattori per la maggior parte degli immigrati di lunga permanenza (in Italia da 10 o più anni). Al contrario, questa differenza, seppure ridotta, continua ad apparire significativa per gli immigrati recenti e gli immigrati Africani di lunga permanenza. I risultati suggeriscono che la copertura vaccinale anti-influenzale in questi due sottogruppi sia influenzata da altre barriere informali, quali quelle culturali e linguistiche, che dovrebbero essere indagate approfonditamente per promuovere efficaci strategie di accesso alla vaccinazione.

  1. Cosa sappiamo sulla salute degli immigrati irregolari

 I dati sulla salute della popolazione immigrata irregolare sono parcellizzati, a causa della natura del fenomeno, caratterizzato da forte dinamicità ed elusività. Tuttavia le informazioni che si possono ricavare segnalano una maggiore vulnerabilità della salute, sia per la maggiore esposizione a povertà ed esclusione sociale, sia per la ritrosia ad avvicinare i servizi sanitari indotta dal timore legato allo status giuridico delle persone. Per superare tali ostacoli occorrono da un lato l’attivazione di iniziative che possano facilitare l’accesso all’assistenza sanitaria e dall’altro maggiori strumenti di misura epidemiologici. Il nostro Paese offre ampie tutele giuridiche alla salute degli irregolari; tuttavia l’applicazione effettiva di tali diritti non è sempre realmente assicurata in modo omogeneo.

Il volume  Lo stato di salute della popolazione immigrata in Italia: evidenze dalle indagini multiscopo Istat  è accessibile e scaricabile a testo intero

Sintesi e commento a cura di Petrelli A., Castaldo M.
Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti e per il contrasto delle malattie della Povertà (INMP)